18 OTTOBRE 2021

 

il fatto quotidiano

dall'articolo di Elisabetta Ambrosi | 18 OTTOBRE 2021:

Non è tutto verde ciò che luccica: poche piante in circolazione e vivai pubblici impreparati
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"" “Ursula Von der Leyen chiede tre miliardi di alberi entro il 2030? Per
carità, bellissimo progetto. Ma forse la presidente della Commissione europea non sa
che per avere una piantina di frassino alta circa 40 centimetri ci vogliono tre o quattro
anni, dalla stratificazione del seme alla coltivazione in contenitore. Noi non
stampiamo bulloni o mascherine, le piante hanno cicli vegetativi e stagioni di
impianto e ad oggi le piantine disponibili in Italia sono dieci milioni: servirebbe una
progettazione di largo anticipo”. Alberto Peyron è un vivaista forestale (il suo
vivaio, Purpurea, si trova in Piemonte). Come tutti i vivaisti d’Italia – una cui
importante selezione è stata fatta nel suggestivo libro a cura di Giustino Ballato e
Rossella Vayr, Guida ai vivai d’Italia (Add editore) – rappresenta l’aspetto
concreto, materiale, quello che riporta con i piedi per terra i visionari progetti di
forestazione lanciati dalle varie amministrazioni e aziende. Non solo le piantine hanno
un tempo di crescita, ma c’è anche un altro problema, spiega sempre Peyron: “Al di là
della fisiologica alternanza di anni di magra con anni di pasciona, come lo chiamiamo,
rispetto alla produzione dei semi, negli ultimi anni a causa del cambiamento climatico
molte specie hanno sofferto e prodotto semi vuoti, non germinabili. In questo caso
bisogna aspettare l’anno successivo oppure utilizzare specie ad accrescimento più
rapido. Per questo, ripeto lanciare messaggi per cui si possa piantare un milione di
alberi al giorno lo trovo fuorviante”.
Conferma l’emergenza anche Sergio Ferraro, presidente di Asproflor,
associazione indipendente ed autonoma di produttori che si occupa soprattutto di
promozione (Comune fiorito è uno dei loro brand). “Quello che è preoccupante dal
nostro punto di vista è che tutti parlano di piantare piante ma noi non ne abbiamo,
non ci sono e non solo quelle grandi, anche i normali fiori. Tra qualche giorno c’è la
ricorrenza dei morti e abbiamo difficoltà a reperire fiori e piante. D’altronde siamo
passati dai 60 euro di spesa procapite negli anni Novanta ai 40 euro ante pandemia, e
poi in due anni siamo tornati a 100 euro di spesa a testa. Non eravamo pronti,
abbiamo bisogno di tempo. Questo solo per parlare dei privati”.
Tutti i limiti dei vivai pubblici
Quello del vivaismo comunque è un settore vivo e in crescita, che fattura, per l’Italia,
2,6 miliardi di euro: 1,3 miliardi da fiori e piante in vaso e 1,3 da alberi e arbusti, più
l’indotto di vasi, terricci e confini. Un settore che conta 100.000 persone su 25.000
aziende, con punte di eccellenza in Toscana, Lazio, Liguria, Puglia, Sicilia, Veneto e
Piemonte. Ma le criticità sono varie. Ad esempio, come spiega sempre Alberto Peyron,
quella dell’incapacità di gran parte dei vivai forestali pubblici, gestiti quasi sempre da
Regioni, di affrontare il cambiamento di questi ultimi anni. “Questi vivai sono nati per
produrre piante conifere, a radice nuda, ovvero senza vaso, che venivano destinate a
luoghi anche impervi di montagna. Ma oggi la richiesta è di piante latifoglie in
contenitore per riforestare luoghi di pianura. Ma le aziende non si rivolgono a questi
vivai anche perché ci sono aspetti burocratici che le frenano, come il pagamento
anticipato. E la pressione finisce sui privati”. Vivaismo privato che nel recente passato
ha avuto forti richieste per l’arboricoltura da reddito (poche essenze arboree
selezionate per la loro produttività), mentre appunto oggi deve rispondere alle
richieste di piante per forestazione finalizzata allo stoccaggio della CO2 e al
mantenimento della biodiversità.
..."

 

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