8 DICEMBRE 2021

 

il Corriere di Torino

dall'articolo di Christian Benna | 8 DICEMBRE 2021:

"Gli alberi non sono bulloni, una foresta non nasce in un giorno"
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«Le piante non sono bulloni. Con la natura non si gioca. Altrimenti combiniamo pasticci». Alberto Peyron è il titolare di Purpurea di Piobesi, uno dei vivai di piante ornamentali e forestali più grandi del Piemonte. Ed è la ditta che sta trattando con la società Ipomagi di Roma la fornitura di buona parte delle piante per la nuova «tangenziale verde» di Torino che vedrà spuntare 70 mila alberi tra Poirino, Carmagnola, Chieri, Baldissero, Grugliasco e altri comuni della cintura. «Siamo sotto stress per la grande richiesta — ammette Peyron — E pensare che fino a qualche anno fa ci capitava di buttare via gli alberi».

Alberto Peyron, davvero buttavate le piante?
«In senso commerciale sì. In campagna non si butta via niente. Ma non c’era mercato per le piante forestali. Oggi la richiesta è folle. La mia capacità produttiva è quasi un milione di alberi, col tempo potrei anche incrementarla, ma non è questo il punto».
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E qual è il punto?
«Con la natura non si scherza. La presidente Ue Ursula Von der Leyden ha detto “piantiamo alberi tutti giorni”: 3 miliardi di alberi contro il climate change. Ma gli alberi si piantano solo a fine autunno e in inverno. Questa non è un’industria metalmeccanica, l’ambiente non va trattato come economica di scala. Tanto più che le piante quest’anno sono a rischio».

Troppo caldo?
«Nessuno ci pensa. Ma per fare un albero ci vuole una pianta e una pianta deriva dal seme. Oggi la resa dei tagli è bassissima. Solo il 10% dei semi sono davvero buoni per temperature molto alte e le gelate».

Colpa del clima?
«Forse. Non so. La natura è anche questo. L’uomo non può controllare tutto, figurarsi il clima».

Non ci sono abbastanza piante. Finirà che a Torino compreremo alberi dall’Olanda o dalla Romania?
«La genetica di una pianta non cambia se cresce qui o altrove».

Se arrivano gli alberi dall’ estero si produce più C02.
«Questo è vero. Ma l’importante è come si pianta un albero, dove e in che modo. E cioè in modo graduale, non si fa una foresta in un giorno».

La corsa alla forestazione urbana sta scatenando i prezzi al rialzo?
«Anche il nostro settore non è esente dalla speculazione. Poi è chiaro ci sono i meccanismi di domanda e offerta».

Insomma altro che startup: per fare impresa di successo conviene investire in vivai?
«Non è tutto rose e fiori. È un comparto molto complesso. Ma se c’è una strategia vera dico di sì. Questo è un bel mondo. E spero che cresca»

E i vivai regionali? Una strategia pubblica non dovrebbe basarsi su risorse pubbliche e locali a Km zero?
«Credo che i due mondi debbano coesistere. Magari specializzando i vivai regionali sulle piante forestali e i privati su altre piante. Ma la politica quando mai ha una strategia a lungo termine?».

 

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